La chiesa si apre, con bel sagrato cinto dalle cappelle di un’evanescente Via Crucis, alla piazza centrale della frazione di S. Pietro.
Il complesso si trova ai piedi della salita che conduce ad una rocca, dominante le acque del lago Maggiore, oggi nota come Rocca di Caldè e, un tempo, almeno dal X sec., presidio castellano dell’arcivescovo di Milano.
La pianta della chiesa si compone di un’aula unica rettangolare e di un presbiterio a terminazione rettilinea; navata e presbiterio hanno medesima ampiezza, per cui è venuta a mancare ogni forma di risalto spaziale e gerarchico tra le diverse componenti dell’ambiente interno.
In ogni caso, la chiesa è di ariose proporzioni soprattutto per l’ampia volta a botte che copre navata e presbiterio senza soluzione di continuità.
Gli accesi cromatismi delle decorazioni novecentesche non impediscono agli ornati seicenteschi e settecenteschi di risaltare; tra questi, i bei capitelli in stucco dorato e l’altare maggiore a parete, opera della metà del XVII sec.
Interessante anche il pulpito, lavoro di intaglio ligneo risalente alla fine del XVII sec. L’organo proviene dalla bottega Mascioni (1937).
La nuova risale alla fine del XVIII sec.: scandita da lesene corinzie, riflette, semplificandoli, modelli neoclassici già allora ampiamente diffusi lontano dai centri principali.
Il campanile, con bella tessitura muraria in file regolari di pietre e terminazione a cuspide in laterizi, risale al XIV-XV sec.
XII – La prima menzione dell’edificio sacro risale al 1225, quando la chiesa era già intitolata a san Pietro. La costruzione (o ricostruzione sul luogo di preesistenze non documentate) sarebbe stata dunque avviata negli ultimi decenni del XII sec. Di questo primitivo impianto non rimane traccia, né sembra possibile associarlo alla chiesa, piuttosto ampia, che fu visitata e descritta nella seconda metà del XVI sec. dai delegati diocesani.
XIV – Le relazioni delle visite pastorali cinquecentesche consentono di ricostruire le dimensioni e le fattezze di una chiesa a navata unica, relativamente ampia, coperta con soffitto ligneo a vista retto da tre archi trasversi, l’ultimo dei quali costituiva l’arco trionfale del presbiterio. La tipologia era ricorrente, tra XIV e XV sec., nell’area tra l’alto lago Maggiore e il lago di Lugano. L’abside aveva terminazione circolare ed era correttamente orientata a est. In questa fase fu innalzato il campanile.
XVII – Nel corso del XVII sec. si pose mano ad una fase di radicale revisione dell’antico edificio, solo in parte mantenuto. La chiesa uscita da queste riforme è nota solo per via documentale e il suo assetto è ricostruibile tramite le descrizioni ricavabili dalle visite pastorali. Mancano, pertanto, estremi cronologici precisi; in ogni caso, i lavori erano conclusi nel 1683. La nuova chiesa mantenne, dell’antica, l’invaso, corrispondente alla larghezza dell’aula fedeli. Attorno a questa furono aperte due cappelle quadrangolari per lato. Fu ribaltato l’orientamento, portando l’ingresso verso est e creando un presbiterio, pure quadrangolare, verso occidente.
1760 – I lavori di ampliamento intrapresi dalla metà del XVIII sec. non sono documentati. Le opere sarebbero state avviate attorno al 1760 e si sarebbero concluse nel 1780 circa. In parte fu ripreso lo spirito di rinnovamento impresso alla fabbrica ecclesiastica nel corso del secolo precedente. Rispettato in tutto l’impianto della chiesa, così come ereditato, con due cappelle laterali per lato, si scelse di prolungare l’invaso di una campata, in modo da poter collocare, a sinistra dell’ingresso, la cappella del battistero e, a destra, un vano per l’accesso alla cantoria. La nuova facciata, scandita da lesene corinzie, riflette, semplificandoli, modelli neoclassici già allora ampiamente diffusi anche lontano dai centri principali.
1942 – La campagna di decorazione delle pareti interne, di navata e cappelle laterali, fu portata avanti per lungo tempo, tra il 1942 e il 1954. All’opera parteciparono diversi decoratori. La regia dell’impresa rimase saldamente nelle mani del prof. Paolo Rivetta e di Giovanni Battista Pedrocca.