Itinerario

VIA FRANCIGENA NEL TERRITORIO LOMBARDO

ROBBIO

l'itinerario è organizzato in date predefinite. Verifica le date in calendario su PRENOTA ORA

.

Seguendo la Via Francigena si entra nel territorio lombardo a Palestro (inserito nella tappa n.10 da Vercelli a Robbio) e se ne esce presso il Guado di Sigerico di Corte S. Andrea (inserito nella tappa n.16 da Orio Litta/Corte S. Andrea a Piacenza).

Il percorso di sviluppa prevalentemente in pianura, prima nel vercellese, poi in Lomellina, nel Parco del Ticino, nel basso pavese, su strade campestri tra i campi e gli argini dei fiumi e dei corsi d’acqua.

Nella parte finale del percorso il paesaggio è più mosso, con i bassi rilievi punteggiati di vigneti della collina di S. Colombano, per poi arrivare al Lambro e al territorio del lodigiano, con le risaie e gli arginelli.

Il tratto lombardo della Via Francigena si conclude sul Po, al Guado di Sigerico, il “Transitum Padi”: il traghetto deve essere prenotato con almeno un giorno di anticipo.

In alcune tappe è necessario fare alcuni spostamenti su strade provinciali e statali, lungo le quali è necessario prestare molta attenzione anche se sono in generale poco trafficate.

Le tappe lombarde della Via Francigena sono di grande interesse paesaggistico, ambientale e naturalistico, per i campi coltivati, i prati e i corsi d’acqua, la ricca presenza di fauna. Ci sono però notevoli spunti storico-architettonici, abbazie, chiese, monasteri, castelli, cascine.

Attenzione: fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d’acqua.

Lunghezza complessiva del cammino (in km): circa 107 km

 

 

Itinerario

Scopri le tappe di VIA FRANCIGENA NEL TERRITORIO LOMBARDO

TAPPA 1 Robbio - Mortara, 14,2 km

TAPPA 1 Robbio - Mortara, 14,2 km

La Francigena entra in Lombardia a Palestro, con la tappa proveniente Vercelli-Robbio, ma iniziamo da Robbio, la tappa successiva secondo la cadenza del percorso ufficiale.   È una tappa breve – 14,2 km – che, attraversando la piatta campagna della Lomellina, conduce su larghe strade sterrate nella prima parte e su tratturi erbosi nella zona di Madonna del Campo.
I tratti in banchina si svolgono su strade generalmente poco trafficate. Si faccia attenzione nell’attraversamento del ponte sul torrente Agogna e in uscita da Nicorvo.   La partenza a Robbio è la Chiesa di San Pietro e l’arrivo a Mortara è la stazione ferroviaria. Il percorso tocca tre località, Robbio, Nicorvo e Mortara. La tappa è interessante dal punto di vista naturalistico ambientale: si incontrano molti corsi di acqua lungo il cammino, fiumi e rogge, campi e risaie, habitat di animali selvatici e uccelli.   Chiese, monasteri, abbazie, cascine e castelli raccontano invece la lunga storia di questi territori, dal Medioevo ad oggi.    

TAPPA 2 Mortara - Garlasco, 20,7 km

TAPPA 2 Mortara - Garlasco, 20,7 km

Questa seconda tappa in Lomellina è più lunga e leggermente più difficoltosa della tappa precedente. Si parte a Mortara dalla stazione ferroviaria, per arrivare a Garlasco alla Chiesa di S. Maria Assunta, avendo come riferimento il torrente Terdoppio. Appena lasciata Mortara, si incontra l’abbazia di Sant’Albino fondata nel V sec. e successivamente rimaneggiata, ora punto tappa per i pellegrini che transitano da Mortara.   Il cammino si sviluppa tra i campi coltivati verso Remondò, frazione del comune di Gambolò. Si arriva a Roventino e poi a Tromello, sulla riva destra del torrente Terdoppio e tappa dell’itinerario di Sigerico.   Anticamente Tromello era indicato come luogo di transito sul tracciato della via romea, che da Pavia raggiungeva le Gallie. Nel 990 Sigerico, arcivescovo di Canterbury, si recò a Roma per ricevere dal Papa il simbolo della sua autorità. Durante il percorso che si snodava lungo i sentieri della via Francigena, scrisse sul suo diario di viaggio di essere giunto a TREMEL, sua XLII tappa, dove si trovava un ospizio per pellegrini. Il percorso si svolge prevalentemente su comode strade campestri dove si incontrano vecchie cascine. Si cammina su strade asfaltate esclusivamente nelle cittadine.   La località di arrivo è Garlasco, centro agricolo e industriale del pavese, sul lato sinistro del torrente Terdoppio, 21 km a ovest del capoluogo. Il paese si trova nella Lomellina centro-orientale e si caratterizza per la presenza delle risaie e delle coltivazioni di mais e cereali; è compreso nel Parco Lombardo della Valle del Ticino.   Fuori dai centri abitati non è possibile rifornirsi d’acqua, unico punto di ristoro a Tromello.    

TAPPA 3 Garlasco - Pavia, 24,6 km

TAPPA 3 Garlasco - Pavia, 24,6 km

La prima parte del percorso, abbastanza lungo, fino alla confluenza con il Ticino, si svolge nelle belle campagne pavesi, irrigate dai numerosi canali e interrotte da casolari e macchie d’alberi. Splendido l’attraversamento del Parco del Ticino lungo il tracciato del sentiero E1, che qui si sovrappone alla Via Francigena; le viste sul fiume e i fitti boschi, uniti a una variegata presenza faunistica, offrono uno spettacolo suggestivo.   La partenza a Garlasco è la Chiesa S. Maria Assunta, l’arrivo a Pavia nel centro storico. La parte iniziale del cammino è ancora sul territorio della Lomellina e il primo centro abitato che si incontra è Gropello Cairoli. Il territorio di Gropello è distinto in due zone: una di valle, nell’antico letto del Ticino ricco di risorgive e di fontanili; l’altra di costa che costituisce l’argine naturale del fiume e da questo terrazzamento naturale si è sviluppato l’abitato. Il territorio naturale era caratterizzato da marcite, dossi, aree incolte, boschi spontanei. Il sito è di origine gallica e romana, come testimoniano i numerosi ritrovamenti della zona.   Il comune lombardo, situato nel cuore del territorio della Lomellina, ha realizzato una serie di iniziative di promozione territoriale e di accoglienza a favore di turisti e pellegrini. Oltre alla brochure “Gropello Cairoli sulla Via Francigena”, l’amministrazione si è adoperata per l’attivazione di un access point Wi-Fi gratuito in prossimità della piazza e del municipio e sono stati posizionati dei cartelli con QR code associati ad audioguide. Infine, all’interno del paese, è stato installato anche un pannello informativo istituzionale realizzato da Associazione Europea Vie Francigene in collaborazione con la Regione e gli altri comuni tappa della Lombardia.   Dopo Gropello si arriva a Villanova d’Ardenghi, tra il Po e il Ticino, una vallata che fin dall’epoca dei Romani si è contraddistinta per la coltivazione del riso.   A Villanova si è a metà percorso circa, e di lì a breve si entra nel Parco del Ticino e ci si avvicina al fiume. Il cammino prosegue a tratti lungo il fiume e a tratti sul sentiero tra campi e boschi. Degna di nota è la località Canarazzo sulle rive del Ticino, dove un’ampia spiaggia ghiaiosa si affaccia su una scenografica ansa del fiume.   Dopo qualche chilometro si comincia a vedere da lontano Pavia, da cui si è separati dal Ticino.   È un tratto decisamente bello, la città lontana, i suoi ponti, il fiume, e il sentiero tra i prati e i campi. Attraversando il fiume sul “Ponte Coperto” si entra nel centro storico di Pavia, capoluogo di provincia, ubicata sulla riva sinistra del fiume Ticino, a cinque km dalla sua confluenza con il fiume Po e a est delle risaie della Lomellina. Pavia vanta un ricco patrimonio di monumenti medievali. Fu colonia romana, Capitale del Regno Longobardo e sede del Governo italico. I Visconti la resero centro culturale e artistico, erigendo la Certosa e l’Università, potenziata da Maria Teresa d’Austria nel XVIII sec.   Fuori dai centri abitati non è possibile rifornirsi di cibo e bevande; come punti di ristoro ci sono solo due ristoranti lungo il Ticino.    

TAPPA 4 Pavia - Santa Cristina e Bissone, 28 km

TAPPA 4 Pavia - Santa Cristina e Bissone, 28 km

La tappa attraversa la pianura alluvionale del Basso Pavese, caratterizzata dai terrazzi fluviali a San Lazzaro, Belgioioso e Santa Cristina e dai paesaggi della pianura coltivata a cereali, foraggio e riso. Diversamente dalle tappe precedenti la zona è urbanizzata, anche se a bassa densità. Si incontrano quindi edifici storici, chiese, agglomerati urbani, spesso con vestigia che ricordano il passaggio dei pellegrini e dei mercanti lungo la Via Francigena.   A est di Pavia troviamo San Lazzaro, fondata nel 1157 da Gislenzone Salimbene, e dai figli Siro e Malastreva, unitamente all’ospedale annesso, che è uno dei più antichi lebbrosari d’Italia. L’ospedale è incorporato nella cascina sul lato sud della Chiesa. La parte più bella dei San Lazzaro è la loggetta che costituisce la parte alta del lato nord, lungo il quale correva l’antica strada. Salvata da rovina e restaurata negli anni Trenta, conserva all’interno solo poche figure dell’antica decorazione affrescata.   Sempre nel comune di Pavia troviamo la chiesa ed il monastero di San Pietro in Verzolo, nome probabilmente desunto dalle verze che venivano coltivate nei campi limitrofi, ma detto anche anticamente “dei lebbrosi”. La struttura sorse su un precedente edificio di età longobarda gestito dai monaci colombaniani di san Colombano, fondatore a Bobbio (PC) nel 614 della potente abbazia di San Colombano. Nel luglio 929, in occasione della traslazione dell’arca con il corpo di S.Colombano da Bobbio a Pavia, prima di essere portato nella Basilica di San Michele Maggiore, sarebbe stato collocato provvisoriamente nella chiesa di S.Pietro definita “de Leprosi”.   Sorgeva lungo la Strada Regina, per Piacenza, che attraversava anche Linarolo e i territori di San Leonardo e Ospedaletto (ora frazioni di Linarolo), dove ancora oggi vi sono le vestigia di un antico ospitale per i pellegrini.
Linarolo, nel parco Lombardo della Valle del Ticino, è situato a valle della confluenza del Ticino nel Po, che avviene all’altezza del ponte della Becca, nella frazione di Vaccarizza.   Il percorso continua, senza entrare in Linarolo, sul territorio di Belgioioso, fino all’oratorio di San Giacomo della Cerreta, dove la chiesa costituiva un punto di ritrovo per molti pellegrini, nella campagna che si estende sulla riva sinistra del Po, circondato da poche case e dal muro di una cascina che stringe dappresso la parete dell’abside.   Belgioioso non è distante dalla riva sinistra del Po ed ha un’origine recente rispetto agli altri centri della provincia. Secondo la tradizione popolare Brüsacrist era il soprannome che in passato era dato agli abitanti, in relazione alla rivolta popolare del 1776 contro la Curia di Pavia che tardava a nominare di un nuovo sacerdote. Il borgo è sorto nel XIV sec. e si è sviluppato intorno al castello.   Lasciato Belgioioso si arriva a un altro borgo sulla Via, Torre De’ Negri, il cui assetto urbanistico attuale è effetto delle inondazioni del Po che in passato hanno spesso colpito il paese. Come si può vedere lungo il cammino, oggi è un centro agricolo e vi si pratica la pioppicoltura.   Si continua verso Costa de’ Nobili, tra campi coltivati, rogge, boschi. Si attraversa l’Olona e si entra nel borgo, per poi continuare verso Santa Cristina e Bissone, la SCE CRISTINE (XL) di Sigerico. Oggi è un piccolo centro agricolo di poco meno di 2.000 abitanti, sede dei comuni di Santa Cristina e Bissone.   Oltre all’ostello dove probabilmente deve aver pernottato Sigerico, vi esisteva un’abbazia, dove, sostò anche Corradino di Svevia. A Bissone sorge un altro castello dei Visconti. A Bissone è stato rinvenuto un cimitero dell’età del Bronzo.   Questa tappa prevede molti tratti in banchina, ma su strade quasi prive di traffico; prestare attenzione nell’attraversare la rotonda sulla SS 617, dopo San Pietro in Verzolo.  

TAPPA 5 Santa Cristina e Bissone - Corte S. Andrea, 19,4 km

TAPPA 5 Santa Cristina e Bissone - Corte S. Andrea, 19,4 km

L’ultima tappa lombarda, più breve delle precedenti, si conclude con il traghetto del Po e come vedremo l’acqua ritorna più volte lungo il cammino, anche in modi inaspettati.   Lasciata Santa Cristina e Bissone, si costeggia la collina ricca di vigneti di S. Colombano al Lambro e si entra a Miradolo Terme: la località, tra i fiumi Olona e Lambro, assume questo nome nel 1938 per valorizzare l’attività della società Terme, che aveva reso disponibile per i trattamenti le acque salso-bromo-iodiche provenienti da cinque fonti e aveva costruito i luoghi di ospitalità e di cura. Il cammino continua verso Camporinaldo, paese agricolo e frazione di Miradolo Terme, per poi raggiungere Chignolo Po in prossimità del castello.   Compreso fra il corso del Po e quello del Lambro, il territorio di Chignolo Po rappresentò, fin dall’antichità, una sorta di “cuneo” tra i due bacini fluviali. Da questa sua conformazione fisica, il sito prese il nome di Cuneolus o Cuniolus ad Padum.   Con tutta probabilità quel particolare genere di spettacoli brevi, a tinte fortemente accentuate, detto Grand Guignol, per quanto importato circa mezzo secolo fa, ha origini pavesi. Il nome del teatro parigino Grand Ghignol, fondato nel 1897 da Oscar Mètenier nel quartiere di Montmartre aveva voluto rievocare il nome di un’antica maschera: Ghignol, il nano buffone di corte del Re di Francia Francesco I. Tale maschera derivava dal suo luogo di origine, Chignolo Po. Questo nano oltre che divertire divenne il tramite per facilitare il reclutamento di operai chignolesi per avviare la fabbrica di seta che si stava impiantando a Lione. Nello stesso periodo, infatti, anche a Chignolo Po sorsero laboratori per la manifattura della seta.   Il cammino continua verso Lambrinia, per arrivare al ponte sul Lambro, sulla Strada provinciale Codognese: qui è necessario prestare attenzione nell’attraversamento.   Il Lambro segna il confine tra la provincia pavese e la provincia di Lodi: la Francigena entra nel territorio lodigiano in località Ponte di Mariotto presso il fiume Lambro. Dal ponte si percorre il lungo argine lambrano poi le “arginelle” delle risaie fino a Orio Litta, tra paesaggi di grande fascino.   Dal ponte di Mariotto, percorsi 2 km di argine lambrano, si scende nella bassura oriese e, passando accanto all’Ottocentesco Oratorio della Beata Vergine di Caravaggio, si risale in vista della Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista Martire.   Dirimpetto si può ammirare la grangia (o cella) benedettina di Cascina San Pietro, un insediamento benedettino risalente a prima del Mille e in seguito cascina dei benedettini di San Pietro di Laus. Elemento di pregio è la torre, dove sono collocate due stanzette su due piani con sedici posti letto a disposizione dei pellegrini.   Scendendo Via Valle si ammirano la cinta a mezzogiorno e la struttura a bifore, mentre risalendo via Roma si giunge alla Settecentesca Villa Litta Carini, in posizione dominante la bassura lambrana. Dopo aver attraversato Orio, prendendo la strada per Cascina Cantarana si giunge in vista del Po; basta seguirlo verso valle, per arrivare, poco dopo la stele della Madonnina dei Pescatori, al guado, al Transitum Padi di Sigerico.   Una Colonna Francigena segnala la via per Roma e l’imbarco dei pellegrini. L’attraversamento del Po avviene dunque presso Corte Sant’Andrea (frazione di Senna Lodigiana), segnalata nella fonte diaristica come XXXIX tappa dell’Arcivescovo di Canterbury. L’antichissima località fu donata da Carlo Magno verso l’anno Mille al Monastero di Santa Cristina de Olona. All’ingresso di Corte Sant’Andrea un arco Settecentesco, ornato dagli stemmi della casa D’Este e Belgioioso e Trivulzio, accoglie il visitatore. Mille anni orsono i pellegrini e chiunque volesse passare il Po doveva venire a Corte Sant’Andrea. La località situata allora sulla sinistra del fiume Lambro, alla sua confluenza col Po, aveva una chiesa e un ospizio. Un grande zatterone guidato da lunghe corde traghettava animali, merci, contadini, mercanti e pellegrini sulla sponda piacentina di Calendasco, superando le insidie del grande fiume nel punto più favorevole. Il moderno pellegrino della Via Francigena deve a Giovanni Favari di Senna Lodigiana il ripristino del traghetto del Po.

Precedente
Successivo

Nei dintorni

Itinerario
Milano
10,00€
Itinerario
Milano
10,00€
Itinerario
Milano
10,00€
Itinerario
Milano
10,00€
Itinerario
Milano
10,00€
VIA POSTUMIA
Milano
10,00€
VIA DEGLI ABATI
Milano
10,00€
VIA REGINA
Milano
10,00€
SENTIERO DEL VIANDANTE
Milano
10,00€
VIA PRIULA
Milano
10,00€