Il santuario della via Crucis si inserisce nella tradizione lombardo-piemontese dei Sacri Monti. Fa parte, assieme alla parrocchiale di San Martino Vescovo e alla chiesa della Madonna del Carmine, al secolare complesso sacro di Cerveno. Il fabbricato è orientato seguendo l’asse est – ovest, con il prospetto principale rivolto verso ponente. La facciata, avente frontone triangolare, è composta da doppio registro scandito da lesene composite: quattro nell’ordine inferiore inquadrano in mezzeria il portale lapideo, completo di stipiti e arco a tutto sesto; due nel registro superiore fiancheggiano una nicchia contenente la raffigurazione del Sacrificio di Isacco. Completano l’alzato due puntoni a forma di voluta che armonizzano la differenza di altezze interne, tra lo spazio centrale e le cappelle laterali. L’interno, avente superfici riccamente ornate a rilievo e pitture murali, è composto da lungo corridoio a gradoni che culmina alla sommità con la cappella della Deposizione. Sui lati, disposte in nicchie, si trovano le 14 stazioni contenenti 198 statue a grandezza naturale in legno e gesso.
XVIII – Il parroco don Pietro Bellotti da Villa d’Allegno, tramite il fratello don Bartolomeo, promosse il complimento ad opera dei fratelli Fantoni, di tutte le principali opere d’arte che si ammirano nella parrocchiale. Don Giovanni Gualeni da Lovere entrò in parrocchia alla fine del 1750 e cominciò la fabbrica “de le nove capele della via Crucis il primo gennaio 1752”, come annotato nei libri mastri della costruzione del santuario, che vanno dal 1750 al 1783. Beniamino Simoni “il fabricator delle statue” venne a stabilirsi con la famiglia di casa a Cerveno in modo da poter lavorare con maggior comodità e celerità. Furono capomastri Domenico Gulberti, Matteo Tognati e Giovanni Prati di Incudine. Il 7 giugno 1753 fu chiamato a prestare la sua opera il pittore Paolo Corbellini di Laino della Val d’Intelvi (Como), seguito a breve distanza dall’amico Giosuè Scotti.
XVIII – Il 26 luglio 1761 faceva il suo ingresso in parrocchia don Bartolomeo Bressanelli da Sellero, il quale continuò il lavoro per il santuario dei suoi predecessori. Per accelerarlo il 1 novembre 1763 coinvolse i fratelli Fantoni di Rovetta, Francesco e Donato.
XIX – Del 1869 fu ampliata la cappella per riporre l’attuale sepolcro dallo scultore Giovanni Selleroni da Milano. Ne fu ideatore e promotore il parroco don Angelo Mora da Gavardo.