S. Eufemia e la vicina chiesa di S. Paolo Converso componevano uno degli angoli più celebrati del centro di Milano grazie alla contrapposizione delle due facciate “gemelle”, nelle forme tardo cinquecentesche, immortalato nel XVIII sec. grazie a numerose immagini a stampa e a un ben noto dipinto di Bernardo Bellotto (1744). L’assetto è poi mutato negli ultimi decenni del XIX sec. quando, sotto la direzione di Enrico Terzaghi, S. Eufemia è stata rivisitata “in stile” e dotata di una nuova facciata di sapore neo-romanico. La chiesa è orientata liturgicamente; il fianco destro si allunga sulla via omonima, quello sinistro su una stradina interna pedonale per l’accesso ad altri caseggiati. La facciata principale è a salienti, riflesso della divisione in navate della prima sezione dell’aula, sottolineata anche dalla presenza di tre rosoni strombati in cotto. Il prospetto è circondato da una cancellata metallica in ferro battuto con decorazioni floreali e pavimentazione a mosaico. Vi si aprono tre portali lignei; i due laterali, strombati e sormontati da una lunetta, sono delimitati da una cornice rettangolare in pietra di Vicenza sottolineata da lesene corinzie. Elemento saliente della chiesa è il portico, sopraelevato di un gradino, a tre arcate, in pietra di Vicenza e con colonne di serizzo; la copertura è a spioventi nella parte centrale e continua ad una falda ai lati; i mosaici che ne rivestono le volte e le lunette costituiscono la trasposizione degli affreschi di Luigi Cavenaghi. Ai lati del portone d’ingresso sono presenti due esedre, coperte dal porticato e con decorazione musiva. La facciata è coronata da una cornice con decorazione in cotto lombardo e una fascia di archetti pensili ciechi ed è cimata da pinnacoli. Tutto il fabbricato poggia su un basamento in serizzo che ne percorre il perimetro. Poiché le prime due campate della chiesa presentano una dimensione e un’altezza minori dell’aula centrale, retaggio del primitivo impianto romanico, dietro alla fronte s’innalza un secondo prospetto, marcato da tre oculi, introdotto nel XIX sec. a conclusione del settore centrale, innalzato rispetto a quello antico. Il campanile si addossa al fianco sinistro. L’interno è complesso, parte a tre navate, parte ad aula unica; quest’ultima è il frutto principale dell’intervento di Terzaghi che volle in parte rispettare l’andamento tripartito precedente, ma confinandolo alle due campate verso l’ingresso, trasformate in una sorta di endonartece, e a quella terminale presso il presbiterio. L’abside, ricostruita, è semicircolare, illuminata da monofore. La navata unica è scandita dall’alternanza di lesene doriche e semicolonne a fascio con capitelli corinzi; è dotata di cleristorio ed è coperta con volte a crociera costolonate. Le due campate antiche, invece, di altezza minore, sono illuminate da due monofore per ogni campata. L’ambiente è rivestito da fasce bianche e nere; su ogni lato si aprono sono sette cappelle, due ai lati dell’endonartece, due, ai lati al presbiterio, in foggia di testate dell’originaria suddivisione tripartita. S. Eufemia vanta una notevole acustica: negli anni cinquanta la basilica è stata utilizzata come studio di registrazione da Maria Callas, più di recente da Mina per incidere alcuni brani.
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