Situata ad un paio di chilometri dal centro abitato di Carpenedolo, la pieve di Santa Maria Annunciata fu edificata intorno al XII secolo in pieno stile romanico, anche se subì un rifacimento nel corso del Quattrocento. E’ ancora ben visibile l’abside semicircolare con monofore scandite da lesene, mentre la decorazione ad affreschi della facciata è andata completamente persa. All’interno la chiesa, a navata unica, è decorata da una serie di affreschi di epoca quattrocentesca: il catino absidale presenta un maestoso Cristo Pantocratore circondato da Tetramorfi mentre al di sotto sono raffigurati una Madonna della misericordia e una schiera di santi non identificabili, fra cui figura San Pietro; sull’altare si trova un polittico tardo gotico in muratura, dove è stata dipinta la Vergine con Bambino e angioletti; sulle pareti si possono vedere lacerti di altri affreschi, come quello raffigurante la Fuga in Egitto.
XIV – Il primo documento che cita la pieve di Carpenedolo risale al 1378.
XIV – La pieve fu abbandonata in epoca sconosciuta, forse tra Trecento e Quattrocento. La sua funzione di parrocchiale fu presa dalla chiesa di San Giovanni Battista.
XV – Nle XV secolo, con l costruzione del castrum e della chiesa parrocchiale, la pieve perdeva la sua funzione di direzione ecclesiastica. Questo rimaneggiamento riguarda la forma architettonica, con l’innalzamento dell’abside in mattoni e la decorazione a denti di sega dell’attuale sottogronda. Nel 1566 il vescovo Bollani decretò, nella sua visita, di aprire un oculo sulla facciata e una finestra laterale e di togliere un altare esterno. Nel 1597 l’oculo non era ancora stato fatto e il vescovo Marino Giorgi ne ordinò l’apertura, nella sua visita del 12 maggio di quell’anno. La conclusione degli interventi può datarsi alla fine del Cinquecento, o poco oltre.
XVI – Nella visita pastorale del Nigusanzio del 27 aprile 1556, il rev. Gerolamo Lanfranchi, funzionante come parroco per Lorenzo Pizzoni, afferma: alla pieve si celebra e si reca in processione nei gironi della festa dell’Assunta e dell’Annunciazione e spesso si celebra nei giorni feriali, non però nei festivi, a causa della distanza; la chiesa è custodita idoneamente e chiusa; vi si tengono i paramenti per la messa”.
XVI – I verbali della visita di Cristoforo Pilati, del 20 marzo 1580, affermano che la chiesa di Santa Maria della Pieve è parrocchiale e tiene ancora il titolo di arcipresbiterale: non è consacrata, è disadorna e vetusta, con un unico altare, dove si celebra talvolta da parte dell’arciprete; ha alcune case annesse, dove abita un eremita. I decreti della visita carolina danno le seguenti disposizioni: l’altare sia ridotto alla forma prescritta e sia circondato da cancelli almeno di legno; si eguagli il pavimento; le pareti interne siano imbiancate e quelle esterne intonacate; il luogo, che è unito alla chiesa dal lato meridionale, sia ridotto a sagrestia, e non serva ad altro fine che a conservare le suppellettili della chiesa.
XIX – Lo stato della pieve viene ampiamente descritto in un inventario del beneficio dell’arciprebenda presentato al nuovo arciprete don Giovanni Isonni, nominato il 16 gennaio 1876. Il documento, datato 6 ottobre 1875, elenca i beni del sito della pieve: la casa colonica antistante, con portico, varie stanze, fienili, con “servitù di transito per la chiesa casa del custode e orto”, l’orto e pascolo a mezzogiorno, la chiesa e l’annessa casa del sagrista.
Dal documento risulta che nella parete settentrionale della chiesa, nella zona dell’attuale finestra vi erano varie aperture che davano luce al presbiterio; il tetto era armato a tavelloni; nello spazio dietro l’altare era ricavata la sagrestia, chiusa ai lati dell’altare da un assito con aperture; davanti alla chiesa vi era un portico.
XX – Restauri guidati dalla Soprintendenza dei beni architettonici e ambientali di Brescia, Cremona e Mantova sono stati eseguiti in varie fasi: nel 1989, agli affreschi del catino dell’abside; nel 1993 ai due quadri dell’Annunciazione e di San Nicola da Tolentino; nel 1998 agli affreschi parietali.