La chiesa, costruita su progetto dell’architetto Goffredo Boschetti, affiancato dall’arch. Carlo Bossi, sorge in posizione arretrata rispetto a via Comasinella e presenta una struttura architettonica semplice che la accomuna ad altri edifici sacri della diocesi milanese costruiti negli anni ‘70, inserendosi nel filone delle architetture sacre in serie.
La scelta della diocesi milanese di avviare processi costruttivi di edifici di culto in serie fu in quegli anni guidato anche dalle limitate risorse e disponibilità economiche che le parrocchie del territorio avevano.
Il volume della chiesa è inglobato all’interno del centro parrocchiale che presenta un’architettura semplice e compatta: una composizione di bassi parallelepipedi disposti nel lotto e collegati tra di loro, ma con funzioni distinte, che si sviluppano con una forma planimetrica assimilabile ad una “L”.
L’edificio è delimitato da una recinzione, all’interno della quale sia apre un piazzale, con pavimentazione in porfido, assimilabile al sagrato e delimitato verso strada da aiuole a verde.
Il corpo di fabbrica che ospita l’edificio di culto è il principale ed è anche il più grande, ha una pianta rettangolare, non correttamente orientata, con il lato lungo parallelo all’andamento stradale e ingresso verso est.
E’ una costruzione bassa che dall’esterno non lascia molto presagire la sua destinazione d’uso, anche perché è assente il tipico elemento verticale del campanile.
La facciata principale è definita dalla presenza del volume aggettante dell’ingresso, caratterizzato dal portone con finitura in rame bocciardato, e da un secondo portale d’accesso laterale protetto dalla falda di copertura aggettante.
A sinistra del volume dell’ingresso trova spazio un recinto circolare in muratura piena, al cui interno è ospitato un giardino e un grande albero; davanti al muro circolare è collocata una croce in ferro di grandi dimensioni.
La semplicità del progetto di partenza così come l’essenzialità dei materiali impiegati, caratterizzano l’aula liturgica: muratura con intonaci rustici e tinteggiati con colori naturali, pavimento in piastrelle di klinker, travature lignee a vista.
E’ un ampio spazio molto luminoso grazie alla luce zenitale e alle grandi vetrate verticali che ritmano le pareti perimetrali, mettendo in relazione l’interno con l’esterno.
La copertura dell’aula è sorretta da grandi travature lignee, assimilabili a capriate, che ritmano la suddivisione dello spazio interno.
La parte centrale della copertura, coincidente con la zona centrale del presbiterio, è rialzata rispetto alla quota della copertura dell’edificio.
Nel volume trovano spazio anche dei lucernari che permettono l’illuminazione zenitale dello spazio liturgico.
L’aula liturgica è definita da un gioco di dislivelli con gradonate, per cui tutta la zona di sinistra è rialzata di tre gradini e si raccorda con la zona del presbiterio rialzata a sua volta di un gradino, al cui centro è collocato l’altare opera dello scultore Roberto Aloi (1897-1981).
Lo scultore realizzò anche il tabernacolo, l’ambone e la seduta, opere in pietra artificiale con inserti policromi.
Alla sinistra del portone d’ingresso si apre uno spazio ritmato da pilastri che definiscono una sorta di porticato, separato dall’esterno da una vetrata a tutta altezza prospiciente il giardino all’aperto semicircolare; al centro sono ubicati il fonte battesimale e il basamento del cero pasquale, anche questi opera dello scultore Roberto Aloi. Nell’angolo nord – ovest è collocata la statua in legno policromo della Madonna del Rosario.
1965 – Nel 1965 il card. Giovanni Colombo, nell’affidare a don Lino Marelli la parrocchia di S. Vincenzo di Brusuglio, allora ubicata in via Manzoni nell’ottocentesca chiesa di S. Vincenzo conosciuta come “chiesa manzoniana”, gli prospetta la necessità di realizzare un nuovo edificio di culto perché quello esistente è ormai insufficiente per dimensioni ad accogliere tutta la popolazione di Brusuglio. Nel 1970 il Comitato Diocesiano Nuove Chiese sottopone alla comunità brusugliese una proposta progettuale, ma per mancanza di fondi non si può ancora procedere; due anni dopo il cardinale, in visita pastorale, sblocca la situazione promettendo un aiuto finanziario. Nel 1974, dopo essere state vagliate più ipotesi progettuali, viene presentata al Comune di Cormano la soluzione progettuale definitiva e, nel marzo 1975, il Comune rilascia l’autorizzazione a costruire.
1975 – Nel settembre 1975 si avviano i lavori di costruzione della chiesa; il cantiere negli anni successivi subisce dei rallentamenti dovuti sia a problemi burocratici sia a ritardi di consegna dei materiali della struttura in legno del tetto. Nel 1978 i lavori si concludono e l’anno dopo, il 21 gennaio 1979, la chiesa viene consacrata dal card. Colombo.
Viene traslato qui il titolo dell’antica chiesa che fu la sede della parrocchia di S. Vincenzo fino a quell’anno. Le reliquie del Santo Patrono, la statua della Madonna del Rosario e la tela ottocentesca raffigurante S. Vincenzo vengono traslati nella nuova sede, a sottolineare il legame con la chiesa che per più di cento anni era stata la parrocchia di Brusuglio.