È una piccola chiesa devozionale la cui costruzione si vuole legata al ritrovamento di un Crocefisso in legno che ancora si conserva nella chiesa.
Si narra che durante l’aratura di un campo i giumenti si fossero rifiutati di procedere nell’aratura, restii ad ogni stimolo.
Scavando in quel posto, fu rinvenuto sotto terra questo Crocefisso che fu posto in venerazione.
Non si conosce la data della costruzione; si è comunque certi che questa chiesetta esisteva già attorno agli anni 1280-90 perché ricordata nel “Liber notitiae sanctorum mediolani”, catalogo delle chiese esistenti in diocesi, compilato presumibilmente dal cronista Goffredo da Bussero in quegli anni.
La struttura muraria a pianta quadrangolare a cui si aggiunge il semicerchio absidale, fa risalire la costruzione a prima del Concilio di Trento (1545-1563).
Esiste negli archivi della Curia una Bolla Pontificia di Papa Pio VII (Luigi Barnaba Chiaramonti 1742-1823) che concede indulgenza plenaria a coloro che lo venerano in occasione della festa del Crocefisso la seconda domenica di settembre.
Il rialzo sul quale sorge non è un terrapieno artificiale, ma il piano originario di campagna che corrisponde in quota a quello della Cascina San Marchetto ed è il risultato dell’abbassamento dei terreni circostanti, escavati per l’asportazione dello strato argilloso destinato alla costruzione di laterizi presso la vicina fornace all’inizio del secolo XX.
Dai documenti della visita pastorale di San Carlo è già esistente nel 1400.
Quasi tutti i terreni della periferia sud di Milano, un tempo boschivi o paludosi, già di proprietà di alcune potenti famiglie longobarde, passarono attraverso varie donazioni, in seguito alla caduta del sistema feudale, ai grandi Ordini Religiosi collegati o comunque ispirati alle due principali regole monastiche di San Benedetto (Benedettini, Cistercensi, Certosini) e di Sant’Agostino (Eremitani, Agostiniani) i quali con un intenso e costante lavoro durato due secoli, bonificarono i terreni creando quel mirabile esempio di irrigazione, tipico della Bassa Milanese.
La chiesetta che reca ancor oggi la dedicazione di San Marco al Bosco, anche se poi viene comunemente chiamata di San Marchetto, fa pensare ad una sua origine collegata agli Eremitani di Sant’ Agostino del Convento di San Marco in Milano, i quali, entrati in possesso dei fondi agricoli, avrebbero costruito la chiesa e forse anche un “conventino” per pochi frati come dipendenza del convento principale di San Marco istituito, o almeno rifondato, verso il 1250.
La qualificazione “al bosco” è comune ad altri insediamenti agostiniani, come ad es. quello di Santa Maria al Bosco di Monzoro nel comune di Cusago.