osta nella zona dove sorgeva il vecchio castello di Ghisalba, la chiesa presenta la sua facciata rivolta ad est, costituita da un imponente pronao a pianta quadrata sostenuto da 14 colonne con capitello corinzio e quattro pilastri a pianta quadrata con medesimi capitelli che sorreggono un impalcato a cassettoni coperto da tetto a due falde, che in facciata si concreta in un timpano triangolare con cornici in arenaria in opera sopra un’ architrave poggiante sui capitelli delle colonne frontali. Il piano del pronao e quindi della chiesa è sopraelevato di nove gradini rispetto al piano del sagrato. La chiesa presenta un’unica navata a pianta circolare suddivisa in settori da semicolonne in marmo complete di capitelli in stile corinzio, sui quali poggia un cornicione su cui si imposta la cupola a cassettoni.
Tre sono le cappelle presenti, delle quali una principale in direzione dell’asse del pronao e due in senso ortogonale, hanno pianta semicircolare e sono aperte ad arco verso la navata: la principale contiene il presbiterio con l’altare maggiore. Tra le lesene del perimetro della chiesa trovano posto otto nicchie con riposto all’interno statue di santi, e più precisamente: nelle prime quattro verso l’ingresso le statue di quattro profeti dell’antico testamento mentre nelle quattro verso il presbiterio, i quattro evangelisti con ai piedi i loro simboli. In ognuno dei quattro settori in cui resta diviso il perimetro della chiesa, si trova al centro un apertura con contorno in marmo di Zandobbio: la prima a sinistra dell’ingresso principale conduce al locale del fonte battesimale, la seconda apertura oltre la cappella immette nella sagrestia. Le altre due aperture conducono a locali di servizio alla chiesa
VI – la chiesa sorse sull’area occupata un tempo dall’antica Pieve eretta verso la fine del secolo V sulle rovine del tempio pagano dedicato a Giove, datore di pioggia. L’antichissima chiesa plebana di Ghisalba, già insignita del titolo di collegiata mitrata è, per dignità tra le prime della diocesi. Un’autentica “iscrizione intagliata in pietra” , ne attribuiva la fondazione al leggendario conte Amando, martirizzato il 15 aprile dell’anno 516. La vecchia chiesa parrocchiale sorgeva nell’area dell’antico castello circondato da mura e fossati, alla chiesa si accedeva mediante ponte levatoio
1575 – nella visita apostolica dell’arcivescovo Carlo Borromeo, la chiesa viene definita “prima dignitas in diocesi”
1699 – nella relazione della visita pastorale di Mons. Ruzini si legge che “ha un’unica navata il cui coro rivolto verso oriente si allarga in mattoni alle spalle dell’altare maggiore; ha il soffitto coperto a volta, ornato da sacri dipinti e intonaco in polvere di marmo; la parte restante del tetto della chiesa è composto da travi e tavole sostenuto da quattro arconi. Tre gradini separano il presbiterio dal pavimento in mattoni della chiesa nel quale è posta la divisione fra uomini e donne. Da una parte si eleva il pulpito, dall’altra c’è l’organo. La sagrestia si trova dal lato del vangelo e dal lato dell’Epistola si innalza il campanile con tre campane che, data la loro antichità, sono ritenute benedette. Si aprono tre porte: la maggiore naturalmente verso occidente e due laterali. Il cimitero si trova fuori dalla chiesa sul lato settentrionale”
1820 – nel dicembre del 1820, venne inoltrata la domanda per la richiesta di costruzione della nuova chiesa in sostituzione di quella esistente; il governo diede parere favorevole a condizione che non si demolisse l’antica chiesa. Il Cagnola presentò il suo progetto secondo le condizioni imposte dal Governo e ne prevedeva l’erezione quasi sul luogo dell’antica, ma in posizione più elevata e con orientamento contrario ad essa, cioè con la facciata rivolta ad est.
1821 – Il 26 settembre 1821 i lavori iniziarono dopo aver ottenuto il permesso dall’Autorità civile e da quella religiosa. Nel 1822 venne posta la prima pietra della nobile chiesa attuale, che fu consacrata dal vescovo Carlo Gritti Morlacchi il 2 novembre 1834 con l’antico e venerato titolo di S. Lorenzo Martire.I lavori procedettero per circa cinque anni grazie alle offerte dei cittadini ghisalbesi fatte nei trent’anni precedenti e con esse in quei cinque anni si riuscì a completare i 2/3 dei lavori. Dopo il 1926 i fondi cominciarono a scarseggiare tanto che dovette intervenire il Comune e nel frattempo vi furono cospicue donazioni testamentarie. I lavori poterono così continuare fino al compimento della grande cupola costruita senza l’ausilio di armature lignee e centine. Nel 1833 nell’anno della morte dell’architetto Cagnola, l’opera muraria poteva considerarsi ormai finita
1856 – vennero eseguiti il banco presbiteriale e gli stalli del coro
1906 – il 6 maggio 1906 veniva benedetta la prima pietra del nuovo campanile, eretto sulle rovine di una torre del castello. Il progetto fu affidato all’arch. Fornoni. Il 17 luglio il vescovo Tedeschi consacrò il concerto di otto campane
1957 – venne eseguito il tabernacolo dalla ditta Giovanni Arnoldi su disegno dell’Ing. Luigi Angelini
1975 – le colonne del portico d’ingresso furono intonacate e dipinte a fresco dal decoratore bergamasco Angelo Pasinetti di Borgo di Terzo
2008 – viene costruita una rampa che collega la quota della strada con quella del pronao
2010 – viene eseguito il restauro del pronao, dove oltre ai lavori di rifacimento del tetto è stata installata anche la nuova illuminazione
2009 – restauro e manutenzione pronao
2012 – restauro conservativo decorazioni interne