La primitiva cappella dedicata a S. Giorgio fu costruita certamente per il culto dei defunti come era prassi per le cappelle dei villaggi. Essa subì nel tempo radicali trasformazioni e aggiunte che ne alterarono la struttura originaria. Si conservarono l’orientamento, con l’abside ad est, e la posizione del campanile sulla facciata.
L’ultimo intervento di rilievo, avvenuto a metà Ottocento, la rese un edificio vagamente neoclassico come appare dai dipinti e dalle foto che rimangono. Divenuto di proprietà comunale e giudicato d’ingombro alla viabilità del paese nel 1960 fu abbattuto.
Da tempo aveva cessato però di essere chiesa parrocchiale.
Fin dalla seconda metà del Cinquecento di fronte all’incremento della popolazione, alla sua poca funzionalità a motivo degli ampliamenti effettuati senza un progetto previo, al suo stato di precaria conservazione, ci si pose la domanda se si dovesse ampliarla ulteriormente o pensare alla costruzione di una nuova parrocchiale.
Ben presto si arricchì di arredi e di pregevoli opere d’arte
Nel 1643-44 l’organaro Michelangelo Valvassori fu incaricato della costruzione dell’organo (purtroppo distrutto all’inizio dell’Ottocento) la cui cassa e balaustra furono commissionate a Carlo Garavaglia, uno dei maggiori intagliatori del Seicento lombardo.
Lo stesso Garavaglia, forse nativo di Cuggiono, realizzò nel 1654-59 l’altare maggiore in legno (di cui rimane solo il tabernacolo) e tra il 1650 e il 1660 uno splendido coprifonte battesimale.
Dalla sua bottega uscì forse anche l’altare ligneo esistente nella cappella di Sant’Antonio da Padova.
Nel 1648 Galeazzo Arconati, il prestigioso mecenate che dono’ il Codice Atlantico di Leonardo alla Biblioteca Ambrosiana, fece completare la cappella del Carmine. Francesco Calone fu incaricato della costruzione dell’altare, la cui pala è opera di Carlo Francesco Nuvolone, mentre di Gian Cristoforo Stoner sono probabilmente gli affreschi e le decorazioni delle pareti e della le pareti e della volta.
L’interno della basilica era ancora completamente spoglio, eccettuati i dipinti settecenteschi della cappella del Carmine e quelli da poco esistenti nella cappella di San Carlo. Desiderando conferire maggior prestigio ad un edificio tanto prestigioso dal punto di vista architettonico, l’arciprete Eliseo Sambruna, in accordo con la fabbriceria e con l’aiuto determinante della popolazione, inacricò Luigi Morgari di affrescarne la volta e le pareti e Aristide Secchi di provvedere alle decorazioni. I lavori furono compiuti negli anni 1908-1910.
Nel secondo dopoguerra gli arcipreti Castiglioni, Carrara e Roggiani attuarono una serie di interventi di restauro e di salvaguardia che alla soglia delquarto secolo di vita, hanno riportato l’edificio al suo primitivo splendore.
Negli anni 1988-89 fu restaurata la facciata e dal 1992 al 1998 si è messo mano alle pareti esterne, al campanile e agli interni. Manca ancora il pavimento che verrà realizzato nel 2002.
XVII – L’originaria parrocchiale di Cuggiono, dedicata a San Giorgio Martire, era collocata in una posizione differente dall’attuale. All’inizio del XVII secolo, l’edificio è troppo piccolo per accogliere l’intera comunità e si preferisce costruire una nuova chiesa piuttosto che ampliare quella esistente.
1605 – Il 23 novembre 1605 venne firmata una sottoscrizione tra l’arcivescovo Federico Borromeo e i possidenti di Cuggiono affinchè questi si obbligassero a partecipare con finanziamenti alla costruzione della nuova parrocchiale. Venne scelto, come luogo più adatto, il “viridarium” appartenente alla monache di S. Maria Maddalena di Busto Arsizio. La costruzione della nuova parrocchiale venne iniziata il 25 aprile 1606, su progetto di Francesco Maria Richini; la chiesa venne aperta al culto nel 1633.
1753 – L’edificio fu dedicato solennemente solo il 14 giugno 1753 dall’Arcivescovo card. Giuseppe Pozzobonelli che ne fissò la memoria al lunedì di Pentecoste.
1846 – La facciata venne completata nel 1846 dall’architetto Giovanni Battista Bossi.
1902 – Il pronao venne costruito nel 1902.
1908 – La chiesa venne affrescata da Luigi Morgari, mentre Aristide Secchi eseguì le decorazioni.
1998 – Tra il 1998 e il 1999, l’edificio venne consolidato, gli affreschi sottoposti a un processo di pulitura e venne posata la nuova pavimentazione.
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