La chiesa di San Giorgio al Palazzo si affaccia a una raccolta piazzetta aperta lungo l’attuale via Torino.
Nei pressi sorgeva uno dei palazzi imperiali quando Milano era capitale dell’Impero d’Occidente; da qui la popolare denominazione che il complesso conserva da quasi un millennio (prima documentazione della denominazione risale, infatti, al XI sec.).
L’edificio è frutto di una serie continua di ricostruzioni e trasformazioni attorno a un nucleo originario fondato, probabilmente, nel 750.
La facciata è tardo settecentesca, su disegno di Francesco Bernardino Ferrari, ed è ricca di chiaroscuri: impostata su due ordini, è coronata da frontone cimato da statue in bronzo con un san Giorgio centrale e due angeli acroteriali, in copia da originali in pietra.
L’interno è scandito in tre navate sin dalla riforma d’età romanica (attorno al 1129); le cappelle laterali furono costruite e modificate a più riprese; il transetto (peraltro poco sporgente rispetto alla massa della chiesa) è invenzione della fine del XIX sec., così come la cupola estradossata, su tambuto e impostata sull’ovale e la torre campanaria che si eleva in angolo sud-est.
L’ossatura romanica (nonostante le manomissioni d’età neoclassica e tardo ottocentesche) è ancora rilevabile nei due pilastri maggiori, collocati verso il transetto, con capitelli scolpiti con animali e viticci.
Altri resti sono stati ricollocati nel cortile della canonica: porzioni di pilastri politili, basi “ungulate” delle colonne, un capitello di semicolonna scolpito con zuffa tra leoni e fiere rampanti, altri capitelli con grifi alati rampanti, altri con intrecci di rami a nastro o con motivi vegetali.
In fondo al cortile è stata tentata una ricostruitzione per anastilosi dell’antico portale principale.
L’altare maggiore, ricco di marmi e sculture dorate, fu disegnato tra il 1735 e il1740 da Francesco Croce. Il punto focale della costruzione è rappresentato dalla cappella del Corpus Domini (seconda a sinistra), dove Bernardino Luini completò, entro il 1516, il ciclo con le “Storie della Passione”. Nel catino absidale, la decorazione a figure ieratiche di santi è opera di Achille Funi (1931).
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