La chiesa è dedicata al quinto vescovo ambrosiano, di origine greca, che la leggenda vuole martirizzato nei luoghi nel III sec. d.C. per annegamento per la ferma opposizione a tributare lodi ad Apollo.
L’ipotesi si fonda sulla presenza di un pozzo nella cripta, che sarebbe stato scavato nell’VIII sec. per conto del vescovo Tommaso al solo scopo di salvaguardare dalle infiltrazioni le reliquie del martire, da lui rinvenute e ricollocate sotto l’altare.
Altre pagine agiografiche, invece, sostengono che Calimero fosse un ufficiale al comando di Adriano e che, convertitosi, si sarebbe messo al servizio del vescovo Castriziano, divenendo infine suo protetto. In ogni caso, il luogo di culto è di rilevante antichità tanto che già a cavallo tra V e VI sec. altro vescovo milanese, Lorenzo, si fece carico di un restauro dopo un lungo intervallo di decadenza.
Difficile, a uno sguardo esterno, cogliere una simile complessità cronologica e di memorie.
La chiesa, infatti, così come appare, è frutto di una quasi radicale di ricostruzione “in stile” messa in cantiere dal 1881 sotto la direzione di Angelo Colla, che, “con la pretesa di ridonare all’edificio le originarie forme romaniche, riuscì al disastroso effetto di cancellare dal vetusto edificio [le] tracce di antichità” (Paolo Mezzanotte).
Per contemplare le porzioni superstiti, tutte della fine del XI sec., bisogna accedere al cortile della canonica, a destra della facciata dove è possibile ammirare il fianco della chiesa e il campanile.
Più difficile è la veduta sull’abside, pure romanica ad eccezione di aggiustamenti del XIX sec. Il prospetto principale della chiesa è a capanna, rivestito in laterizio, con tre portali lignei strombati in pietra di Saltrio e sormontati da una lunetta con decorazione musiva.
L’ingresso principale è sottolineato da un protiro in pietra di Saltrio, con leoni stilofori e colonne in sienite della Balma.
La lunetta musiva sopra il portone principale raffigura san Calimero.
Sopra i portali si aprono tre finestre con ghiera in cotto.
La facciata è coronata da archetti pensili ciechi e termina con tre pinnacoli.
Il sagrato è circondato da una cancellata metallica in ferro battuto.
L’interno si sviluppa ad unica, divisa in cinque capate con volte a vela cordonate e abside semicircolare illuminato da tre finestre.
Ogni campata è delimitata da quattro semicolonne quadrate che sorreggono la volta. Ai lati di ogni campata si aprono le cappelle laterali, di profondità diverse.
La quinta campata non possiede cappelle laterali.
Il cleristorio è marcato da trifore cadenzate sopra le campate affiancate da figure di santi e martiri dei primi secoli della chiesa milanese.
Il presbiterio s’innalza sopra il piano della navata per la sottostante cripta. L’abside è occupata da un coro ligneo.
Sulla volta del presbiterio sono dipinti quattro medaglioni raffiguranti san Barnaba e tre vescovi milanesi: san Calimero, san Castriziano e san Lorenzo I.
A sinistra della mensa si apre l’accesso alla sacrestia, già oratorio di San Michele dei Disciplini di fondazione quattrocentesca, ma riformato nel XVII sec. Ai due lati del presbiterio due scalinate conducono alla cripta.
L’ambiente, con volte a sesto ribassate sorrette da otto colonne in serizzo, è frutto di una riorganizzazione generale operata nel XVI sec. ed è affrescato dai fratelli Giovanni Battista e Giovanni Mauro Della Rovere, detti i Fiammenghini, con medaglioni di santi. All’esterno della nave mediana si trova il sarcofago con le spoglie del patrono e il leggendario pozzo.
Nei dintorni


Milano - Piazza Missori 4 - MI - 20100

