questa piccola chiesetta sorge isolata in una zona campestre, sul confine che divide il territorio di Parabiago da quello di Nerviano. Si tratta di un edificio in mattoni di laterizio di colore rosso, con manto di copertura in cotto ed un elegante portico posto sulla facciata principale, caratterizzato da tre archi a tutto sesto, sorretti da quattro colonne in pietra. All’interno del portico, con volte a crociera, è possibile ammirare due statue, poste nelle due nicchie della muratura perimetrale, di Sant’Antonio e di San Cristoforo, entrambi risalenti al 1672. Appena sopra la copertura del pronao si trova una piccola finestra con voltino leggermente curvo. La copertura è a capanna con croce in ferro in corrispondenza del colmo.
La pianta della chiesa è ottogonale a differenza del presbiterio e delle cappelle laterali che hanno forma rettangolare e sono preceduti da balaustre in marmo. Le pareti sono interamente intonacate e tinteggiate di colore bianco ed ospitano le statue di fine seicento degli apostoli San Giacomo, San Filippo, e due personalità legate alla chiesa di Milano, il Patrono Sant’Ambrogio e San Carlo. Arricchiscono il paramento murario il cornicione superiore modanato, i contorni delle nicchie ospitanti le statue, delle finestre e degli archi.
I soffitti della navata e del presbiterio sono a padiglione su pianta ottagonale mentre le due cappelle laterali sono a botte, in entrambi i casi intonacate e tinteggiate in colore bianco.
I pavimenti sono in cotto posati a lisca di pesce, mentre i gradini delle cappelle e del presbiterio sono in marmo.
Il presbiterio ospita il polittico sopra l’altare, rappresentante al centro la Vergine con il Bambino, in alto i Santi Cosma e Damiano, due gemelli medici martiri del IV Secolo che hanno in mano strumenti chirurgici, a destra forse Sant’Ambrogio , Santa Caterina, a sinistra un vescovo ed un soldato. L’opera pare essere attribuita ad un allievo di Bernardino Luini, se non all’artista stesso.
Della prima chiesa campestre resta un affresco del vecchio abside del sec. XV (incorniciato nell’altare maggiore) rappresentante la Vergine a lato di Cristo in gloria che irradia luce.
Il tabernacolo della chiesa è posto alla sinistra dell’abside
XVI – la chiesa sorse probabilmente sulle rovine di una piccola cappella campestre di proprietà dei monaci di Sant’Ambrogio. Ritenuta da alcuni opera di Donato Bramante, sembra tuttavia più verosimile attribuirla ad un suo allievo legnanese, forse il frate umiliato Giacomo Lampugnano
1551 – consacrazione della chiesa
1576 – all’epoca di San Carlo viene trasformato in lazzaretto
1626 – in prossimità di un pilastro, in corrispondenza della copertura, sopra il quale appoggia la volta, è scolpita la data 1626: probabilmente è in questo periodo che la chiesa è stata sottoposta a dei restauri
1672 – la chiesa viene adornata internamente dalle statue in gesso di S. Ambrogio, S. Carlo, S. Giacomo e S. Filippo, ed esternamente da quelle di S. Cristoforo e S. Antonio. All’interno vengono posate le balaustre dell’altare maggiore, dono del feudatario di Parabiago, come ricordano due iscrizioni del 1676. Un’altra incisione è incisa sul pavimento a ricordo della sepoltura di Carlo Nebuloni nel 1677. L’ultima iscrizione è posta sul sepolcro di Luigi Maggi del 1716
1742 – il Prevosto Santini, relazionando in merito agli oratori di Parabiago, menziona la chiesetta quale perfezione di bellezza e di grazia, accennando ad una sua recente imbiancatura
1913 – viene ricostruito il campanile dotandolo di una campana
1934 – restauro del polittico che sormonta l’altare, con la rappresentazione della Vergine con bambino al centro, sopra le immagini dei Santi Cosma e Damiano ed ai lati Santa Caterina e Sant’Ambrogio e quelle di un vescovo e di un guerriero. Il restauratore è Mauro Pellicioli, da Milano, specialista in materia, per intervento dell’Ing. Sutermeister. C’è chi afferma che il polittico si debba attribuire alla Scuola del Luini, se non al Luini stesso
1975 – l’Arch. Fernando Zanda redige un progetto di restauro per il completamento della facciata e dell’interno, nell’attesa che vengano reperiti i fondi necessari per l’inizio dei lavori