esternamente l’edificio è circondato da un sagrato con pavimentazione in porfido. La facciata principale, che si presenta intonacata, termina a capanna. Unico elemento decorativo: il portale d’ingresso in pietra. Sulla copertura è posizionata una croce di metallo. Una volta varcato il portone ligneo d’ingresso, scendendo tre gradini ci si trova nell’ unica navata, che risulta suddivisa in due campate da un arco a sesto acuto raccordato, poggiante su due lesene in muratura. L’aula è coperta da tetto a due falde, con struttura lignea a vista; a terminare l’edificio è l’abside semicircolare, posto subito dopo un arco in muratura a vista a tutto sesto. Nella prima campata della parete di sinistra si apre una cappella, realizzata in finta prospettiva, coperta da una volta a botte impostata su un’alta trabeazione. La volta è conclusa da due archi in pietra, sorretti da lesene con capitelli cinquecenteschi anch’essi in pietra, di cui quello verso l’aula è sormontato da uno stemma nobiliare. Alla parete di fondo è addossato un altare in marmo su cui poggia la composizione lignea raffigurante la Madonna in trono col Bambino. La seconda campata della parete di sinistra è adornata da un ciclo di affreschi cinquecenteschi tra i quali spicca l’immagine della Madonna in trono con il Bambino sorreggente un usignolo, ai lati della quale sono i santi Martino, in abito vescovile con mitria e pastorale, e Giovanni Battista; nella porzione superiore è presente un’altra Madonna in trono. In luogo della firma dell’autore di quest’ultimo affresco sono state rinvenute due scritte: la prima, più antica che risulta illeggibile; la seconda, invece, ricorda la famiglia Pesenti, offerente il dipinto della Madonna, con l’anno della composizione, 1530, e la causale, ovvero la grazia ricevuta per la liberazione dalla peste. Motivo di, particolare interesse rappresentano cinque righe in lingua latina, incise sul manto della Madonna, che ricordano il passaggio da Brusaporto di seimila Lanzichenecchi diretti alla presa di Roma. L’esercito transitò dalla borgata nel 1527, e vi fece anche una tappa danneggiando le culture agricole e depredando stalle e case di abitazione, causando alle famiglie un lungo periodo di stenti e di fame. Sulla destra è la figura di S. Rocco, con il viso reclinato, che solleva le vesti per mettere a nudo la sua dolorosa piaga; a sinistra, l’altra figura, indossa l’abito domenicano e reca nelle mani un giglio, potrebbe essere S. Domenico o S. Tommaso. Un’apertura porta al vano della sacrestia. Nella porzione superiore della prima campata di destra trovano posto una finestra ed un dipinto raffigurante la Pietà; nella seconda campata sono due finestre, una sopra l’altra, di cui la più bassa permette di ammirare l’affresco raffigurante la Madonna anche dall’esterno. A lato delle due finestre è presente l’ingresso laterale, sopra il quale è posizionata la tela raffigurante l’Ultima Cena. L’altare è in legno ed aveva come pala una tela raffigurante S. Martino, che ora è appesa alla parete di fondo. Sulle pareti dell’abside sono presenti frammenti di affreschi raffiguranti una Madonna ed un S. Martino, inoltre risulta appena visibile anche una decorazione forse rappresentante gli Apostoli. Nel catino, in un nimbo è rappresentata la figura del Salvatore benedicente, quasi interamente rifatta, ma ben disegnata seguendo l’ombra dell’antica
1535 – la chiesa viene menzionata negli atti della visita pastorale del 1535
1555 – nel 1555 alla chiesa di S. Martino è annessa una cappellania fondata dal defunto Mafeo de Albricis con un legato di quattrocento libbre a favore della Misericordia Maggiore di Bergamo a cui incombe di provvedere alla celebrazione di una messa quotidiana
1567 – negli atti della visita del vescovo Federíco Cornaro del 1567 la chiesa è descritta come: costruita in pietra, possiede tre altari di cui uno solo, quello dello Spirito Santo, è dedicato o consacrato dopo un suo recente restauro finanziato dalla nobildonna Barbara vedova di Mafeo de Albricis
1575 – negli atti della visita di S. Carlo Borromeo del 1575 viene riportato che: la chiesa di S. Martino, in mezzo ai campi, è “satis ampla et decens” con tre altari. Il maggiore, sotto una volta dipinta, “habeti conam lígneam”, cioè una pala su tavola, che deve però essere sostituita da una più decente.
Le due finestrelle ai lati dell’altare devono essere murate, come pure deve essere chiusa, entro quindici giorni, la finestra laterale, troppo bassa rispetto al piano del pavimento. Il secondo altare, dedicato a S. Maria, deve essere rimosso entro tre giorni. Queste ingiunzioni però non vennero attuate
1625 – durante la visita del 1 giugno 1965, Mons. Federico Cornaro potè ammirare personalmente gli affreschi della chiesa di S. Martino: “multae sunt imagines pictae”
1641 – negli atti della visita del vescovo Luigi Grimani del 1641, viene descritta la seguente situazione: il tetto del coro ha urgente bisogno di essere rifatto perché non sia tutto danneggiato dalla pioggia; lo stesso coro necessità di ritinteggiatura fino alle immagini degli Evangelisti e senza toccare “imagines B.V.M. quae est a dextris, et S. Martini quae est a sinistris Altaris”. L’acquasantiera esterna non è ancora stata sistemata all’interno. In sacrestía si deve porre un lavacrum, pro lavandis manibus sacerdotum”
1693 – negli atti della seconda visita del Vescovo Giustiniani, viene riportato che: la chiesa di S. Martino è amministrata “non dà suoi propri sindaci, come il passato, ma dal Comune”
1703 – negli atti della visita pastorale del Vescovo Ruzini del 1703 l’oratorio di S. Martino viene descritto con due altari: il maggiore è abbellito da una tavola raffigurante l’Annunciazione; l’altro, in fondo alla chiesa vicino alla porta principale, è sormontato da un affresco in parte rovinato che rappresenta la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli
1780 – nel 1780 alla denominazione solita della chiesa è aggiunta la precisazione “degli Orfani”
1957 – durante le opere di restauro effettuate nel 1957, ai lati della Madonna sono affiorate le figure di: S. Martino, in abito vescovile con mitria e pastorale, e S. Giovanni Battista
1969 – opere varie vennero eseguite nella chiesa
2011 – risanamento conservativo delle coperture della chiesa