le origini del nome di questa piccolo chiesa, sono diverse: la prima racconta di un soldato che avrebbe scolpito e “colorato” con tinte vivaci la statua di legno della Vergine, ancor oggi posta sull’altare, una seconda, che vorrebbe riportare il vocabolo Collarina a un presunto collare della Madonna. Esiste infine un’ultima ipotesi, più veritiera delle precedenti, raccontata da un antico documento, che fa luce definitivamente sull’argomento: è la relazione, scritta in latino, sulla visita pastorale che un delegato dell’Arcivescovo Federico Borromeo, un certo Minuzio, effettuò a Nerviano nel 1621, all’interno del quale si parla diffusamente della Colorina.
Il testo racconta che questa chiesa era molto cara alla popolazione perché, per merito della statua della Vergine posta sull’altare, ha concesso moltissime grazie ai fedeli, in quanto, in moltissimi furono liberati dalla malattia che chiamavano della “colera” purificandosi con l’acqua di un ruscello che scorre davanti alla chiesa, da qui il nome di Santa Maria della Colorina.
Lo testimoniano ancora oggi le due botole poste ai piedi dell’altare e che portano a un torrente sotterraneo, ormai prosciugato, che attraversava la chiesa: gli ammalati vi venivano immersi per ottenere, con la preghiera, guarigione e sollievo.
La malattia di cui qui si parla, che ancora all’inizio del secolo scorso, chiamavano appunto colerina, era caratterizzata da intense e continue evacuazioni intestinali. Il termine scientifico di “colera” compare infatti solo nell’800, quando Koch ne scoperse il bacillo. Dallo storpiamento del vocabolo “colerina ” in “colorina” nacque evidentemente il nuovo nome della chiesa.
La distribuzione interna della chiesa è costituita da un’unica navata voltata a botte. Suddivisa per mezzo di lesene, con soprastante cornicione modanato, la pianta è a tre campate e si restringe abbassandosi nella parte terminale, in un’abside quadrangolare.
La zona del presbiterio è divisa dalla navata, da balaustre in marmo come l’altare, all’interno del quale è collocata la scultura lignea della vergine, ricoperta abbondantemente di verniciature colorate.
La facciata è scandita da paraste accoppiate da lesene che dividono il prospetto in tre porzioni: centralmente si apre l’ingresso principale con portale in legno arricchito da spalle e cappello modanati, superiormente si apre l’ampia finestra con vetri colorati e contorno modanato arricchito da volute laterali inferiori. Le porzione laterali sono caratterizzate da finte nicchie nella parte inferiore, un tempo affrescate e nella parte superiore dalle nicchie con i santi Pietro e Paolo. Scandiscono la parte inferiore da quella superiore, un cornicione accorpato a fasce marcapiano. Conclude il prospetto principale il timpano, con un festone al centro e una croce in ferro dicoronamento. Sul lato sinistro si erige il campanile
1398 – nell’arco di queste due date esiste, prima una cappella, poi un beneficio istituito nell’oratorio della Beata Vergine Immacolata Concezione. Essa appare citata per la prima volta in un codice della fine del XIV secolo: “Notitia Cleri Mediolanensis de anno 1398 circa ipsiusimmunitatem”
1564 – la cappella viene citata nel “Liber Seminarii Mediolanensis” del 1564, in occasione della creazione dei seminari diocesani, ordinata dal concilio tridentino con un decreto che imponeva una tassa su tutte le rendite beneficiarie dipendenti dalle autorità ecclesiastiche (la chiesa era citata come “Cappella de S. Maria Colourina). Viene ancora menzionata nelle visite pastorali, da san Carlo Borromeo nel 1570 fino all’ultima citazione per la visita del canonico Francesco Cenanel, dopo la quale venne dissacrata e demolita
XVII – verso la metà del XVII secolo, l’oratorio risultava vetusto e diroccato e destinato alla scomparsa
1656 – per iniziativa del marchese Camillo Castelli, la vecchia cappella viene ricostruita e terminata nel 1666. All’interno della chiesa vi è una lapide commemorativa con iscrizione latina che riporta la data d’inizio della costruzione e il termine. La posa della prima pietra avviene esattamente il 17 maggio 1656, per opera di Camillo Castelli, con processione del popolo e benedizione impartita dal prevosto Agostino Terzaghi. Quattro anni dopo, nel 1660, la chiesa viene praticamente finita; sorge poco distante dalla vecchia chiesina e viene chiesta autorizzazione alla Curia di trasportare in processione la statua della Beata Vergine dalla chiesa vecchia alla nuova nella giornata di domenica 29 novembre 1660. I lavori di finitura e la costruzione della facciata si protraggono fino al 1666, anno della definitiva ultimazione
1795 – posa dell’organo fabbricato dalla rinomata famiglia di organari, dei Prestinari di Corbetta
XX – verso la fine del XX secolo, viene rinnovata la pittura murale interna, ad esclusione delle bande ai lati dell’altare
1990 – la cuspide del campanile viene riportata alla sua primitiva forma