Chiesa in stile neoromanico, orientata, con impianto basilicale a tre navate, conclusa da abside semicircolare.
La navata maggiore è separata dalle minori mediante arcate longitudinali che poggiano su sostegni a scansione alternata: le colonne sono infatti intervallate da pilastri compositi.
La navata centrale è divisa in tre campate voltate a crociera; ad ogni campata centrale ne corrispondono due laterali, anch’esse voltate a crociera.
Le navate laterali terminano a oriente con piccole absidi semicircolari in spessore di muro, entro le quali sono state ricavate due cappelle: a nord la cappella dell’Addolorata, a sud quella di san Vincenzo Ferreri.
La navata centrale dà accesso al presbiterio che è concluso da un imponente catino absidale.
Ai lati del presbiterio si trovano due vani quadrangolari: quello settentrionale è adibito a sagrestia mentre quello meridionale è la base del campanile.
La facciata ha un profilo a salienti che mette in evidenza la maggiore altezza della navata centrale rispetto alle navate laterali.
L’ingresso è preceduto da un protiro.
Il campanile nei primi tre piani presenta aperture a feritoia mentre su ogni lato della cella campanaria si aprono due monofore archivoltate.
XIII – Nel “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”, alla fine del XIII secolo, Goffredo da Bussero ricorda una “ecclesia sancte marie in plebe dairago loco turbigi”.
La chiesa doveva avere la medesima collocazione dell’attuale nei pressi del Castello. La chiesa di Santa Maria ottenne la dignità parrocchiale alla fine del XV secolo ma risultava in avanzato stato di degrado, stando alla relazione del 1568 del parroco Colombano Baroffio. Una serie di restauri vennero effettivamente realizzati perché dalle Visite Pastorali di San Carlo Borromeo (1568, 1573, 1584), si evince che la chiesa medievale continuava ad essere di modeste dimensioni ma il soffitto era stato riparato ed era illuminata da tre finestre a mezzogiorno e da un oculo in facciata. Il presbiterio aveva una copertura a volta e da esso si accedeva alla sacrestia. Un piccolo campanile era addossato alla controfacciata e nell’aula si trovava un fonte battesimale.
1728 – Ampliamento della chiesa parrocchiale. Il primo intervento riguardò la costruzione di una nuova sagrestia, su progetto di Carlo Federico Pietrasanta. Si proseguì con l’allargamento del vecchio edifico ecclesiastico mediante l’abbattimento dell’intera navata centrale e della facciata della vecchia chiesa e con l’atterramento di parte della casa parrocchiale.
1934 – Demolizione integrale della chiesa settecentesca.
1935 – L’odierna chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta di Turbigo venne costruita tra il 1935 e il 1936, in luogo del precedente edificio ecclesiastico demolito. Il progetto, in stile neoromanico, è firmato dall’ingegnere Giovanni Battista Maggi ed eseguito dall’impresa edile del cav. Emilio Bollazzi di Lonate Pozzolo. La chiesa venne consacrata il 29 giugno 1936 dal cardinale Ildefonso Schuster.
1937 – I lavori di demolizione del vecchio campanile iniziarono il 1 giugno del 1937; il 5 luglio la ditta Bollazzi iniziò la costruzione della nuova torre campanaria, che venne terminata alla metà di dicembre dello stesso anno.
1944 – Tra il 1944 e il 1945, Mario Albertella realizza il ciclo pittorico affrescato che interessa l’intero edificio religioso.
1969 – Aristide Albertella realizza le vetrate che ornano le navate laterali della chiesa.
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