Don Alessandro Rossi volle imprimere un forte segno cristiano al borgo di Laveno. Riuscì certamente a imprimere un indelebile segno a scala paesaggistica che fu assorbito a fatica, nella percezione e nella coscienza degli abitanti. La mole della chiesa di S. Ambrogio, ancora oggi popolarmene nota come “chiesa nuova”, s’innalza su una piattaforma creata allo scopo sopra la linea dei tetti delle ultime case aggrappate al fianco della collina di Laveno, a dominio del golfo che, sino alla costruzione (1933-1940), era sottolineato dal solo andamento orizzontale del prospetto ottocentesco dell’abitato e dalla svettante cuspide del campanile della “chiesa vecchia”, ossia dalla parrocchiale seicentesca dedicata ai santi Filippo e Giacomo. L’architetto Paolo Mezzanotte, del resto, non adottò nessuna forma di mitigazione per la già salda mole rivestita in grosse pietre squadrate, innalzando sopra l’innesto dei bracci una geometrica cupola cilindrica in mattoni. Oggi, a distanza di anni, anche grazie a qualche adeguamento estetico sulle coperture e all’infittirsi della vegetazione, l’edificio è stato in parte riassorbito in un contesto che, nel Secondo Dopoguerra, avrebbe conosciuto ulteriori, scomodi inserti architettonici. La chiesa si sviluppa su una pianta a croce greca orientata e absidata, con ingresso principale da occidente. Tutte le tre testate (i bracci del transetto e l’ingresso) sono ornate di monumentali lunette in terracotta, opera di Egidio Casarotti del 1962. L’interno è . Solenne. Lo spazio culmina nella cupola sorretta da pennacchi. Alle pareti colorate, ampi settori sono affrescati con le vivaci cromie di Innocenzo Salvini.
1933 – La chiesa di S. Ambrogio, o “chiesa nuova”, sorse per caparbia volontà di don Alessandro Rossi. Vari i motivi, tra cui, principale, l’incremento continuo della popolazione per crescenti opifici di ceramica. Queste le fasi salienti. 1933: donazione del terreno alla parrocchia, acquisito nel 1931 grazie a fondi di privati (e del parroco); approvazione del progetto dell’arch. Mezzanotte (9.IX); inizio dei lavori (2.X). 1934: visita del card. Schuster sul cantiere. 1937: ultimazione al rustico dell’edificio. 5/6.VI.1940: consacrazione. 1942: posa pavimento. Don Rossi non riuscì a vedere completata l’opera, che fu portata avanti, anche grazie a un’estenuante raccolta fondi (un comitato “pro chiesa” era attivo, addirittura, dal 1927), dal suo successore, don Roberto Alliata.
1940 – Per la consacrazione della chiesa, nel giugno 1940, non era ancora stato ultimato il monumentale altare maggiore secondo il progetto dell’architetto Mezzanotte (n. 2 disegni in: Archivio Storico Diocesi di Milano, fondo Arte Sacra, 15/1940). Questo fu messo in opera, senza derogare al disegno, solo nel 1961, quando, il 16 maggio di quell’anno, fu consacrato da mons. Giuseppe Schiavini.
1961 – Una campagna di interventi, portata avanti tra il 1961 e il 1962, riguardò l’altare maggiore, che fu riconfigurato nell’assetto mantenuto sostanzialmente ancora oggi (ad eccezione dell’adeguamento dell’area ai canoni post-conciliari), e il tetto, dove fu posato un manto di copertura in pietre provenienti dalla Valmalenco. I lavori furono completati con l’ingaggio di Innocente Salvini ed Egidio Casarotti per la decorazione pittorica interna e per la decorazione plastica esterna.
1970 – L’intervento di adeguamento dell’altare maggiore ai canoni post-conciliari fu completato nel 1970. Il 10 maggio di quell’anno fu consacrata la nuova mensa.
2011 – Nel 2011 un piano di lavori portò al rifacimento copertura, quale è oggi, alla sostituzione delle lattonerie e al restauro delle superfici in laterizio esterne del tamburo della cupola.
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