La chiesa si presenta con sua facciata semplice nella composizione, con due lesene ai lati poggainti su una zoccolatura in pietra ed un cornicione che divide il fronte in due ordini. Quello inferiore ospita centralmente il semplice portale d’ingresso in pietra arenaria mentre nell’ordine superiore, sempre centralmente, una finestra ad arco. Un tetto a capanna conclude la facciata. Internamente la chiesa presenta la pianta dell’unica navata rettangolare, con volta del tipo a botte che si poggia su pilastri con capitelli ionici, alternati da archi a tutto sesto, sui quali corre una trabeazione formata con stucchi e fregi. La navata è divisa in quattro campate, con strombature sul lato nord nelle quali sono ricavate le finestre che danno luce all’interno. Il presbiterio, orientato a est, era sopraelevato di tre gradini (ora sono in corso lavori che li hanno momentaneamente rimossi), è di forma quadrata con copertura a volta ellittica in mattoni pieni. Il transetto, di dimensioni modeste, ha sulla parete di testata tracce di altari in stucco, demoliti negli anni intorno al 1950. Un corpo basso, aggiunto alla navata ed al presbiterio sul lato sud, nella seconda metà del XIX secolo, ha contribuito ad ampliare la superficie della navata venendo così a formare due ampi locali collegati tra loro da una scala interna, utilizzati come sagrestia al piano terra e locale di deposito al piano primo. La navata è illuminata da otto finestre mentre due aperture sono presenti nell’abside.
XV – in una bolla papale di papa Eugenio IV si cita,tra le pertinenze del Monastero di S. Giacomo in Pontida: “in Ambivere unam Cappellam cum decima et pertinentiis suis, scil Eclesiam S. Zenonis”, dove in Eclesiam S. zenonis si può scorgere l’attuale vecchia chiesa.
1575 – durante la visita apostolica dell’arcivescovo San Carlo Borromeo il 7 ottobre 1575 (la parrocchia non fu visitata personalmente dal Santo milanese il quale deputò il canonico Ottaviano Foriero) viene descritta la chiesa e vengono dettate alcune indicazioni su come procedere per i lavori di ultimazione della cappella dell’altare maggiore ed il completamento degli altri altari. La chiesa compariva legata alla matrice di Pontida, poichè era registrata come cappella curata, soggetta al monastero di San Giacomo di Pontida. San Carlo Borromeo annotò che un curato mercenario era preposto a quei parrocchiani, di cui 150 comunicati.
1848 – in quest’anno la chiesa fu soggetta lavori di restauro, inoltre furono consolidate le strutture e vennero eseguiti lavori di ampliamento sulla larghezza della chiesa. Venne rifatto il tetto e modificato il presbiterio.
1950 – lo storico Donato Calvi descrive la chiesa come una struttura antica con il coro ornato e oltre all’altare maggiore ve ne erano sono altri due: uno del S. Rosario e l’altro di S. Antonio.
1989 – vennero eseguiti lavori di rifacimento delle coperture e della facciata