La chiesa della Beata Vergine del Pianto, nella frazione di Cerro (comune di Laveno Mombello), si innalza a chiusura di un’irregolare piazzetta che si apre, in leggera discesa, verso la riva del lago e il porto dei pescatori.
La mole è stretta tra un nucleo di abitazioni signorili, tra cui il nobile e seicentesco palazzo Guilizzoni, con cortile a due ordini di loggiati ed elegante prospetto affacciato alla riva, e il reticolo irregolare di strade del nucleo storico di più antica formazione.
La facciata è tardo neoclassica, con fronte a capanna, fasce bugnate orizzontali e portichetto centrale, retto da pilatri squadrati e concluso da un frontone classicheggiante.
L’interno, invece, risale a una trasformazione operata alla metà del XVII sec. circa su un impianto anteriore di qualche secolo, con aula unica coperta di volte e quattro cappelle laterali, in posizione non simmetrica.
La prima, a destra dell’ingresso, presenta uno sviluppo in altezza minore delle altre e ne è ignota l’originaria funzione; attualmente ospita un gruppo statuario moderno.
La seconda cappella destra si apre in posizione mediana rispetto alla navata e si sviluppa su una pianta quadrata; contiene un venerato altare dedicato alla Vergine ed è decorata da un buon apparato di stucchi coevi, vale a dire di bottega anonima operante nelle zone attorno alla metà del Seicento.
La terza cappella, invece, si innesta nel corpo della chiesa a sinistra, poco prima del presbiterio, e ha origine affatto differente: fu, infatti, creata come mausoleo della famiglia Guilizzoni.
L’attuale veste, a terminazione poligonale, cupola e lanternino, è pure seicentesca, ossia coeva o di poco differita rispetto alla riforma dell’impianto generale del tempio, ma la progressiva perdita di importanza, in relazione alla dissoluzione dei destini famigliari dei Guilizzoni, ha comportato, nel tempo, una riorganizzazione funzionale e di riti.
Si conservano, infatti, soltanto due lapidi terranee relative a sepolture dei Guilizzoni, entrambe di esponenti della casata vissuti nel XVII sec.
Per il resto, la cappella è stata arricchita prima (entro la metà del XVIII sec.) da un altare in marmi intarsiati oggi adibito a custodia per il Crocifisso, quindi, in anni recenti, da una nuova mensa d’altare e da un’ancona moderna per contenere il tabernacolo, qui traslato in occasione dell’adeguamento dell’area presbiteriale alle norme post-contiliari.
L’abside della chiesa si sviluppa in curva ed è frutto di una ricostruzione ottocentesca.
A destra del presbiterio, l’ex sacrestia, creata nel 1937, è stata riunita all’ambiente interno come aula suppletiva per i fedeli.
Alle spalle della chiesa una lapide ricorda il soggiorno “in questa casa e in Gattirolo” di Alessandro Manzoni, che soggiornò a più riprese sul Verbano tra Belgirate, Cerro e la soprastante località Gattirolo. Cerro, del resto, è luogo di villeggiatura di consolidata tradizione.
Sono numerose, infatti, le ville che incorniciano il borgo e i colli e sono noti alle cronache i più illustri ospiti. Poco distante dalla chiesa si trova ancora la villetta dove amava soggiornare Luigi Russolo.
Infine, il palazzo Perabò (già Guilizzoni) è da qualche decennio sede del Museo Internazionale della Ceramica che documenta la fortunata produzione di ceramiche a Laveno tra gli ultimi decenni del XIX sec. e buona parte del XX sec.
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