posta fuori dal centro abitato, la piccola chiesa è preceduta da un sagrato pavimentato in ciottoli e lastre di pietra. Un portico anticipa la facciata ed è aperto su tre lati da archi sorretti da colonne poggianti su alto basamento. La facciata vera e propria è decorata con affreschi ed è caratterizzata da un ingresso con contorno in pietra, fiancheggiato da due finestre, una per parte, sempre con contorno in pietra. Più in alto, sopra il portico, la facciata continua ed ospita al centro una finestra con contorno sagomato sempre in pietra. Un tetto a due spioventi conclude l’edificio. Internamente si presenta a navata unica con pianta rettangolare divisa in tre campate da lesene che reggono il cornicione su cui si imposta la volta a botte. Le pareti della navata sono ricche di affreschi; nella prima campata a sinistra è raffigurata la Resurrezione dei morti, mentre a destra la Vergine con i Santi Ambrogio, Calo, Giuseppe e Rocco. Nella seconda campata a sinistra sono raffigurati alcuni fedeli che invocano la Madonna durante i bombardamenti, mentre a destra sono raffigurati gli appestati. Nella terza campata sono presenti a sinistra e a destra due ingressi che conducono rispettivamente all’esterno della chiesa e alla sagrestia. Il presbiterio è rialzato di due gradini, presenta pianta rettangolare ed è coperto da volta a botte
1643 – l’ oratorio fu edificato nei campi del territorio verdellese, per onorare la memoria dei morti per la terribile Peste “manzoniana” del 1630, che costò 500 vittime su una popolazione di 1300 abitanti
1778 – da quando fu costruito, l’edificio subì vari interventi strutturali, che cambiarono il suo aspetto. Nell’inventario dei beni della Comunità di Verdello, del 1778, la chiesetta è dotata di portico d’accesso, oltre al campanile, l’abitazione del custode e vari appezzamenti di terra, che costituivano il suo “beneficio”. L’origine del nome, probabilmente, fa riferimento alle coltivazioni di rape, che nei tempi passati dovevano essere consistenti nei terreni limitrofi
1863 – dalla relazione stilata del parroco, preparata per rispondere alla circolare vescovile del 1858, si desume che la chiesa parrocchiale era stata consacrata nel 1693 ed aveva sottoposto l’oratorio dei Morti del Ravarolo
1943 – vennero eseguiti alcuni restauri, sistemato l’altare e realizzati nuovi affreschi; il pittore trevigliese Giacomo Belotti realizzò iconografie come richiesto della popolazione
1992 – fu sottoposta ad un generale intervento di restauro conservativo per l’interessamento dell’Associazione Nazionale Alpini di Verdello, e sostenuto da tutta la popolazione. Menzione particolare merita la sagrestia dove, durante i lavori, sotto vari strati di tinteggiatura sono stati ritrovati gli affreschi originari, con incisioni preparatorie e spolveri per i motivi floreali